La contrazione della produzione industriale, le misure interdittive alla circolazione delle persone, il ritorno della crisi pandemica nella cosiddetta “seconda ondata” in autunno, hanno imposto una generalizzata riduzione dei servizi di trasporto (in parte tornati a livelli di normalità nel corso dell’estate). Tutto ciò ha avuto conseguenze molto negative sulle imprese e sull’occupazione. Al solo Fondo Solimare sono giunte, a far data dal mese di marzo fino al settembre 2020, circa 850 istanze di integrazione salariale avanzate dalle imprese marittime.
Trasporto contenitori e rinfuse
Sebbene, ad oggi, non vi siano state limitazioni al trasporto delle merci via mare, le restrizioni alla circolazione delle persone hanno impattato anche nel quadrante italiano. Se le merci hanno continuato a viaggiare, vi sono stati rallentamenti nella operatività delle navi e nelle stesse operazioni commerciali, e nei casi più gravi il mancato approdo. Molti Governi hanno disposto provvedimenti di quarantena per le navi che provengono dalle cd. “zone rosse” come misura di contrasto alla diffusione del COVID-19. Ciò ha, addirittura, comportato sporadici rifiuti all’attracco di navi italiane in alcuni porti esteri (ivi inclusi presso alcuni scali unionali). Il fenomeno che ha più inciso sulle aziende del trasporto marittimo e che ha condizionato e tutt’ora condiziona l’operatività dei servizi è la difficoltà, e talvolta la impossibilità, nella sostituzione degli equipaggi al termine del periodo di impegno massimo previsto dal contratto e dalla normativa internazionale. Questa situazione non è stata affrontata in modo organico, è mancato un efficace coordinamento tra la Commissione europea, l’IMO e gli altri Stati membri, sia della Unione europea, sia della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, con la conseguenza che molte navi sono state fermate nei porti esteri. In considerazione del protrarsi dello stato di emergenza, il legislatore nazionale ha esteso la validità dei certificati abilitativi del personale navigante al 31.12.2020 ma tale intervento – peraltro utile – non ha risolto il problema della permanenza forzata a bordo del personale; circostanza che ha avuto un enorme impatto sulle condizioni di lavoro e di sanità del personale navigante.
Settore crocieristico
Nel corso degli ultimi dieci anni il turismo crocieristico ha conosciuto una significativa espansione a livello globale, passando dai 17,8 milioni di passeggeri del 2009 ai circa 30 milioni stimati per il 2019, con un tasso di crescita medio annuo pari al 5,4%. Le stime relative all’anno in corso, formulate prima del diffondersi dell’epidemia del nuovo Coronavirus, indicavano un ulteriore incremento prossimo al 7% per raggiungere circa 32 milioni di passeggeri. In Italia, il settore vale circa 13 miliardi di euro e grazie ad una catena del valore molto lunga, genera complessivamente 30 miliardi di euro di fatturato all’anno, 120 mila posti di lavoro, salari per 3,6 miliardi di euro e una spesa diretta di 5,4 miliardi di euro. Nel 2019, in Italia, sono stati movimentati circa 11 milioni di passeggeri. Si tratta di numeri impressionati che sono stati cancellati dagli effetti dirompenti che la pandemia ha avuto sul settore della crocieristica. Le misure di contenimento adottate dagli Stati per arginare la diffusione dell’epidemia hanno determinato, di fatto, la chiusura di un numero crescente di porti alle navi da crociera fino ad arrivare alla completa paralisi del settore a causa del divieto imposto dagli Stati costieri alle compagnie. Le principali compagnie di navigazione hanno dunque progressivamente sospeso l’operatività in Italia e negli altri paesi della Unione, nonché in quelli extra-UE a vocazione crocieristica. In Italia, dopo la terribile fase di lockdown, si è iniziato a considerare a livello istituzionale, anche solo in via sperimentale, la ripresa delle attività almeno fra i porti nazionali della Repubblica. Le Istituzioni, con il supporto delle principali compagnie di navigazione, hanno concentrato l’attenzione sulla definizione di nuovi protocolli di sicurezza. Nel DPCM del 7 agosto 2020 è stato pubblicato il cd. “Protocollo crociere” che ha permesso la ripartenza del settore in Italia (nel Mediterraneo) almeno per le principali compagnie di navigazione che operano In Italia. L’intensità e la durata della crisi in atto, tuttavia, rendono le prospettive del settore particolarmente incerte, sia sul fronte della domanda, sia in relazione all’assetto industriale del settore che prevede comunque importanti impegni (investimenti) da parte degli operatori in termini di ordini di nuove navi.
Continuità territoriale con le Isole maggiori
Stante la difficile situazione del momento, gli armatori impegnati nei collegamenti con le isole maggiori non si sono tirati indietro ed anche in assenza del carico “passeggeri” hanno continuato a garantire i collegamenti marittimi per il trasferimento di merci essenziali tra cui le forniture mediche, i beni alimentari destinati alla distribuzione organizzata e tutti gli articoli necessari per la vita quotidiana. In questo scenario, si stima che le perdite di fatturato connesse alla sola voce del trasporto passeggeri siano tra il 50 e 60% rispetto all’anno precedente. Nel 2019, i servizi di collegamento marittimo Ro-Ro Pax attivi nelle due Isole maggiori hanno movimentato oltre 30 milioni di tonnellate di merce e oltre 6 milioni di passeggeri. Dalla fine del lockdown i traghetti hanno ripreso a trasportare passeggeri anche se le disposizioni emanate ad inizio del mese di novembre 2020, nuovamente limitative della libera circolazione delle persone, sono destinate a incidere grandemente sui risultati a fine anno delle aziende.
Autostrade del Mare
I servizi di lungo e medio raggio e delle cd. “Autostrade del Mare” (“AdM”) non hanno fatto eccezione poiché le stesse restrizioni alla circolazione delle persone hanno, di fatto, azzerato il trasporto di passeggeri eliminando una quota di incassi necessari per l’equilibrio economico delle aziende. Ciononostante, i servizi marittimi hanno continuato ad essere regolari per garantire il transito delle merci nei collegamenti nazionali ed internazionali nell’aerea mediterranea. In questo scenario, è verosimile attendersi un dato consuntivo annuale per le compagnie di navigazione che registrerà una contrazione del trasportato pari al 60% dei passeggeri e di oltre il 30% delle merci.
Corto Raggio e TPL marittimo
Anche per il trasporto di corto raggio di passeggeri e merci costiero e per quello con le Isole minori, il crollo della domanda è stato poderoso. Da una prima drastica riduzione dei passeggeri nella prima fase di emergenza, durante il lockdown si è giunti al totale blocco di tale traffico, nonché ad una consistente riduzione del traffico merci. Con la riapertura del Paese, questi servizi hanno ripreso, almeno parzialmente, l’attività di trasporto. Le perdite per il 2020 saranno comunque ingenti. Basti pensare che nel periodo marzo – settembre 2020 sono stati trasportati oltre 6 milioni di passeggeri in meno nel comparto nazionale rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con una perdita di ricavi che supera i 90 milioni di euro.
Trasporto rinfusiero locale
Nei trasporti di “corto raggio” rientrano, se pur in misura minore, anche i servizi costieri esercitati dalle navi rinfusiere, chimichiere e cisterniere oltre ai servizi di bunkeraggio, ed altri effettuati mediante le cosiddette “unità di servizio”. Per tali servizi, vitali per le comunità insulari e non solo, non sono state ravvisate particolari riduzioni di traffico dovute alla pandemia. Tutto sommato, infatti, la domanda di beni e servizi non ha subito particolari oscillazioni.
Servizi ancillari al trasporto
I servizi ancillari rappresentano una importante e complementare attività a supporto dei vettori marittimi. In questo quadro articolato, l’attuale pandemia ha certamente influito sui bilanci delle diverse società che operano nei porti nazionali occupandosi dei servizi tecniconautici, dei servizi terminalistici, delle forniture di bordo, dei servizi turistici a terra e della ulteriore moltitudine delle attività che fanno da corollario al trasporto marittimo. La contrazione delle attività varia da percentuali prossime al 100% purtroppo registrate dalle attività a servizio delle attività di crociera, a percentuali significative anche se variabili a seconda del sotto-comparto nei servizi di terminal, fino ad una riduzione più contenuta delle attività delle imprese concessionarie dei servizi tecnico nautici.